Ciao! Eccoci col secondo numero di Ring light, una newsletter mensile sulla filosofia nell’era digitale per capire meglio la contemporaneità.
Chi è andato al Salone del Libro? 🙋🏼♂️ Fra allergia e impegni maggio è stato un mese davvero denso, ma è stato bello passeggiare per gli stand e parlare fra di noi - ricerca di fontanelle a parte. Un saluto a tutte le persone che ho incontrato 💛
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«La verità non dipende dal fatto che le cose siano o succedano, ma dal fatto che rimangano nascoste e non si raccontino». Un cuore così bianco, J. Marìas
Che farcene di tutta questa realtà?
Questo mese Ring light comincia da un video postato su Snapchat, in Perù, nel 2017.
Ci sono quattro cresimandi e, fra di loro, al centro, un uomo sulla sessantina: indossa un abito bianco e uno zucchetto viola. C’è un filtro e, sul viso del primo ragazzo, spunta il musetto di un cagnolino. La ripresa procede in senso orario, mossa e caotica, come quelle stories che postavamo dall’ultimo banco. A essere ripreso, ora, è l’uomo. Zoom. Ecco, anche su di lui, il nasino marroncino e le orecchiette molli. Quest’uomo, che nel 2017 ci sembra uno dei cuccioli cerca amici, oggi è l’uomo più vicino a Dio. È papa Leone XIV.
Vedendo questo vecchio video Snapchat, ripostato pochi giorni fa su TikTok, ho avuto tre pensieri. Il primo: i selfie con la mia compagna di banco della quarta ginnasio – se stai leggendo, ciao. Il secondo: le prime canzoni di Shawn Mendes, Stitches e Mercy. Il terzo, una domanda:
come cambia il rapporto con il mistero nell’epoca dei social, quando le cose “non rimangono nascoste”?
Parliamo spesso di come sia cambiata la nozione di “verità” ma, credo, dovremmo parlare anche di quella di “segreto”.
Questo mese sono andato al Salone del Libro con l’idea di scrivere sul nuovo papa. Il primo giorno sono entrato dal Padiglione 2 e, nemmeno a farlo apposta, mi sono imbattuto nello stand della Libreria Editrice Vaticana:
Trovo divertente il claim: “Credere è comunicare”. Alla base della fede non c’era il mistero? Forse no, perché girando ho visto diversi libri su Leone XIV che promettono l’uno di rivelare “tutto”, l’altro i “segreti”. Ricordo che l’elezione è stata l’otto maggio e, dopo dieci giorni, il papa è nudo.
Già i presupposti non erano dei migliori: mai l’elezione del papa è stata tanto poco segreta. Non so nemmeno da dove partire, se commentare i meme sul piccione, sulla diva Dominique Mamberti – il cardinale che ha introdotto il papa, per capirci – o sui gatti con i reggiseni in testa ripiegati a mo’ di mitra – il cappello a due punte del papa, non il fucile.
I social hanno aperto le porte «a una generazione che non riesce più a stare in apnea. E se ha bisogno di riempire il vuoto, figuriamoci il Mistero per eccellenza, quello della fede». Perfino alcuni cardinali, Luis Antonio Tagle, Timothy Dolan e Peter Turkson hanno commentato live e se ti sembrano sconosciuti forse non hai seguito il FantaPapa.
La profilerazione di contenuti social pre e post conclave – «Forza Roma!» – riflette il modo, diverso, in cui oggi molti di noi vivono la Chiesa. Religion is a spectrum: dalle preghiere quotidiane e i saggi di Aldo Cazzullo all’estetica del #ChristianTok, al velo di Melania Trump, a Sabrina Carpenter.
La secolarizzazione della religione ebraica spaventava Gershom Scholem, che si confidava con Franz Rosenzweig sui pericoli di un mistero pronto a inghiottire tutti gli impreparati alla rivelazione.
Nel cattolicesimo, forse, la rivelazione è arrivata per step, al punto da diventare una moda che, per definizione, si mostra.
Non so te ma, come forse avrai intuito, io ho vissuto il conclave come Sanremo, in modo un po’ distaccato – come si confà a un autentico intellettuale – ma con una certa euforia, chiedendo aggiornamenti su Whatsapp, mandando meme e seguendo le live. Alla fumata bianca ho stappato una birra.
Il perché di tutto questo interesse, oltre al ciò che ci siamo detti fin qui, forse, per dirla con Byung-Chul Han, è la scomparsa del valore sociale del rito e la conseguente perdita di importanza del vissuto. Tradotto in linguaggio potabile da Alice Avallone, «forse è perché siamo orfani di riti. In un mondo dove […] non c’è più l’appuntamento fisso con niente […] eventi come il conclave si impongono come rare liturgie collettive».
In un loop di produzione e consumo sfrenato, l’elezione del papa ha ridato un qualche senso interrompendo il circolo vizioso. Ma a un prezzo.
«Appena [le cose] si raccontano o si manifestano o si mostrano, anche in ciò che appare di più reale, in televisione o sul giornale, in ciò che si chiama la realtà o la vita o addirittura la vita reale, passano a formare parte dell’analogia e del simbolo, e dunque non sono più fatti, ma si traformano in riconoscimento». Un cuore così bianco, J. Marìas.
Rompere il segreto investigativo
È essenziale che la verità, per rimanere tale, rimanga celata. Se vediamo il papa, il pastore che fa le veci terrene di Dio, con un filtro Snapchat, forse – quasi certamente – potremmo dubitare della sua aura di santità. Riprendendo il claim che ho letto al Salone, “Credere è comunciare” soltanto se questa comunicazione è una non-comunicazione – come piace a noi filosofi fare questi inutili giochi di parole!
Quel che voglio dire è che il mistero non andrebbe svelato e che Pascal non aveva tutti i torti:
«Se i giudici rappresentassero la vera giustizia, e se i medici conoscessero la vera arte di guarire, non avrebbero bisogno di berretti quadrati; la dignità di queste scienze sarebbe venerabile per se stessa, ma essendo scienze immaginarie è inevitabile che si servano di questi vani strumenti per colpire l'immaginazione con cui hanno a che fare, ed è ciò appunto che procura loro rispetto». B. Pascal, Pensieri
Pochi giorni fa il Post ha pubblicato questo articolo: Non dovremmo sapere tutte queste cose delle nuove indagini sull’omicidio di Garlasco. Hai presente la famosa sul muro delle scale che portano alla cantina di casa di Chiara Poggi? Quella diffusa dal TG1? Ecco, è una violazione del segreto investigativo nell’inchiesta che coinvolge Andrea Sempio, a cui l’impronta apparterrebbe – se non sai chi è, è un amico del fratello di Chiara Poggi, la vittima.
Quanta differenza c’è fra i fatti, la cronaca e Stefano Nazzi? È vero che il crime vende, dai libri ai podcast, ed è vero anche che non è una novità, ma non è strano che il conclave più streammato preceda di soli pochi giorni un caso giudiziario così poco privato? Io credo che le due storie, in qualche modo, si parlino.
Oltre all’impronta, nel cestino dei rifiuti sono stati rinvenuti dei bigliettini scritti a mano da Sempio: Fanpage l’ha saputo prima dei suoi avvocati. C’è una “fuga di notizie strampalate” che satura il bisogno collettivo di informazioni – per la fortuna degli opinionisti, che ne hanno scritte di ogni – e che fa dire alla pancia del paese: “La giustizia non esiste”.
E se non c’è fiducia nella giustizia, che si fa? Se non bastano toghe e cappelli per conferire sacralità a queste “scienze immaginarie”, che succede?
Messa a fuoco
La religione e la giustizia sono più fragili perché l’avvento dei media, come diceva Gianni Vattimo, ha determinato una moltiplicazione delle prospettive e un conseguente indebolimento della nozione di realtà.
Ma non è tutto: c’è una novità. Paradossalmente, in alcuni casi, come quello Garlasco, l’inquinamento mediatico fa sì che più conosciamo e più sprofondiamo nel mistero. Come in uno strano esperimento di Schrödinger, ad esempio, Stasi è sia innocente, sia colpevole. Tutto dipende dalla narrazione che si sposa, fra tante che ne esistono.
Il nostro rapporto col mistero, quindi, da un lato indebolisce la verità, mostrandola, dall’altro la rafforza, esibendone fin troppa. In entrambi i casi, la verità rimane tale soltanto quando resta nascosta dal mistero.
«La verità non riluce, come si dice, perché l’unica verità è quella che non si traduce con parole né con immagini, quella celata e non controllata». Un cuore così bianco, J. Marìas.
Luce RGB
Rgb è la sezione random della newsletter, ossia quella dove ti consiglio altri materiali per approfondire i temi trattati o per trovare ispirazione. Ah sì, c’è anche un neologismo, quello di questo mese è…
Onlyfanserizzazione™️: il segreto c’è, ma per svelarlo basta pagare. Prima che Byung-Chul Han, re dei neologismi filosofici, me lo rubi, metto il trademark 😼
Clip tagliate (materiali extra):
Hai letto dell’attacco ucraino contro gli aeroporti militari russi? Il modo in cui ci rapportiamo al mistero ha cambiato anche il giornalismo e il mestiere del giornalista. Oggi non sono più soli i media tradizionali a dare le notizie, ma frammenti delle stesse le ricaviamo - quasi in tempo reale - dai social, a partire da Telegram. È cambiato, di conseguenza, anche il modo in cui fruiamo delle notizie. Di tutto questo, magari, parleremo più in là. Intanto, se ti interessa, ti lascio questo articolo per approfondire.
Ho deciso di inserire le citazioni di Marìas come filo narrativo perché Un cuore così bianco mette a tema lo svelamento: confessare o non confessare una colpa, rivelare o non rivelare un segreto? Te lo consiglio un sacco.
Ecco una citazione dai Pensieri di Pascal che non ho usato ma ho conservato e vale la pena leggere: «I nostri magistrati hanno ben compreso questo mistero. Le loro toghe rosse, gli ermellini in cui s'infagottano come gatti impellicciati, i palazzi dove tengono udienza, i fiordalisi, tutta questa messinscena era assolutamente necessaria».
E per questo mese è tutto! Se alla fine ti è piaciuta la newsletter e non hai ancora fatto l’iscrizione, ecco qui il pulsante per te 😼
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